Nelle Funzioni Centrali la carenza di personale non sembra sia risolvibile con le assunzioni previste da qui al 2026. Cosa può fare il sindacato per risolvere questo problema?
Penso che il sindacato debba insistere nella richiesta di nuove assunzioni e nella denuncia dei disservizi creati dalla carenza di personale. Nella mia regione tali disservizi investono l’organizzazione interna degli uffici e, di conseguenza, hanno pesanti ricadute sull’efficienza e sulla qualità dei servizi di enti importanti come l’INAIL, il Ministero della Giustizia o l’Ispettorato del Lavoro. La mancanza di Ispettori non consente di fare verifiche nei cantieri. Il che favorisce le irregolarità in materia di salute e sicurezza. Così come la mancanza di personale amministrativo provoca gravi disfunzioni nella giustizia. Per non parlare del Ministero dell’Istruzione, dove la carenza di personale viaggia intorno al 50%, con conseguenze facilmente immaginabili nella gestione delle graduatorie scolastiche.
In quali condizioni logistico-strutturali versano gli uffici delle amministrazioni centrali nella sua regione?
Dipende dagli enti. Negli uffici del Ministero dei Beni culturali c’è l’acqua che gronda dal soffitto. Anche il Ministero di Giustizia è messo male. Generalizzando posso affermare che, fatte le dovute eccezioni, gli edifici sono trascurati e i dipendenti vivono in condizioni lavorative scadenti. Una grossa parte di responsabilità è da attribuire alla diffusione dei fitti passivi, per cui le amministrazioni non sono interessate alla cura e all’adeguamento degli edifici. Personalmente nella mia amministrazione ho fatto una grossa battaglia sindacale su questo problema, ma c’è una speculazione enorme. Se si analizzano le voci di spesa più alte di alcuni Ministeri, quelle per i fitti passivi figurano ai primi posti. A mio giudizio, le risorse spese per le locazioni degli immobili potrebbero essere investite in modo più vantaggioso, se gli uffici pubblici sfruttassero maggiormente gli spazi disponibili negli edifici demaniali. Si dovrebbe puntare a ottenere risparmi da queste voci di spesa, piuttosto che dal personale.
Qual è lo stato delle infrastrutture tecnologiche degli uffici della P.A. centrale presenti nella sua regione?
Nelle strutture periferiche delle Funzioni Centrali lo sviluppo dei sistemi digitali dipende dalle sedi centrali. Enti come INPS, INAIL o Agenzia delle Dogane hanno raggiunto un buon livello di digitalizzazione, perché dal 2000 a oggi hanno alle spalle un ventennio di implementazioni tecnologiche. Tuttavia, Ministeri come quello della Giustizia fanno fatica ad affrontare temi come il lavoro agile, non a causa della mancanza di strutture, ma per la mentalità chiusa della dirigenza. In alcuni tribunali i magistrati si oppongono alla digitalizzazione del lavoro anche per le attività che potrebbero essere svolte da remoto, perché credono nell’idea del dipendente come suddito e la presenza fisica del sottoposto è ritenuta indispensabile per essere efficienti. Ma anche al Ministero della cultura le cose non vanno tanto bene.
Teme che sul breve-medio termine nelle amministrazioni pubbliche il lavoro umano possa essere sostituito dalle macchine e dall’intelligenza artificiale?
No, la tecnologia non eliminerà il dipende pubblico. Anzi, lo faciliterà nelle sue mansioni, perché lo aiuterà a filtrare la massa di informazioni su cui deve operare. Il problema, semmai, è che non siamo ancora pronti a sfruttare fino in fondo le potenzialità offerte dalla trasformazione digitale del lavoro che, certo, richiederà ai dipendenti di possedere competenze diverse rispetto al passato.
Negli enti della sua regione dove si applica il CCNL Funzioni Centrali il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
Le relazioni sindacali sono da 5 in pagella. Non sono molti i dirigenti pubblici che rispettano le prerogative del sindacato, soprattutto nella Giustizia. Non è un caso se in molte procure non ci sono le RSU, perché in quegli uffici è perfino difficile presentare le liste. Il sindacato deve imporsi per trasformare quel 5 in una sufficienza. Questo dipende anche dal tipo di ente con cui ci si rapporta, poiché alcuni sono più avvezzi alle relazioni sindacali, mentre in altri, come la Giustizia, prevale una forma mentis autoritaria che tende ad imporre la volontà della parte datoriale.
Una serie di provvedimenti normativi ha sottratto alla contrattazione sindacale una serie di materie decisive per la vita dei lavoratori. Su questo tema cosa pensa che si dovrebbe fare?
Il sindacato deve riconquistare gli spazi perduti. Il tavolo sindacale si conquista attraverso la lotta, non per gentile concessione della controparte. Per mentalità e formazione, la parte pubblica tende a non riconoscere al sindacato il ruolo che gli spetta. Ma anche con un rapporto così sbilanciato a favore dell’amministrazione, il sindacato può modificare le situazioni se si mostra deciso e se il personale è coeso.
Roma, 8 agosto 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione