Nella qualità di Presidente Regionale della Calabria ritengo doveroso dover riconoscere al Presidente Enzo Bruno la capacità e l’energia, necessarie per tutelare giuridicamente le prerogative del capoluogo di regione, anche nel diritto di Catanzaro di mantenere la funzione istituzionale del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria.
A scatenare questo anacronistico campanilismo fa Catanzaro e Lamezia Terme, ancora una volta, è stato l’ineffabile Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
In merito al citato membro del Governo Renzi, appare opportuno rammentare che il predetto in linea con i suoi predecessori alla giuda del citato Dicastero, ha reiterato una mentalità consolidata, di depauperare la Regione di diversi Tribunali ed Uffici del Giudice di Pace fino a tagliare 350 posti di Tirocinanti agli Uffici Giudiziari.
E’ altrettanto eclatante, quindi, che nell’ambito di dette politiche anti meridionalistiche e divisorie delle popolazioni si sia giunti ad offrire alle giuste rivendicazioni delle popolazioni lametine soltanto un contentino che, ove si fosse realizzata la mentalità disgregatrice del Ministro, avrebbe portato a quelle genti solo ed esclusivamente un “pennacchio” in sostituzione di un Istituto Penitenziario capace di ospitare centinaia di detenuti.
Vale rammentare che la Casa di pena venne irresponsabilmente chiusa a due anni di distanza da una costosissima ristrutturazione, sul cui procurato danno erariale sarebbe dovuta intervenire anche la Corte dei Conti, rimasta stranamente ferma di fronte all’evidente spreco di denaro pubblico.
Contro la chiusura di quell’importante avamposto carcerario, che avrebbe potuto garantire un prezioso indotto economico, la giunta comunale dell’epoca non ebbe a sollevare alcuna eccezione preferendo meglio il “prestigio “ di una bandierina, mentre la UILPA - e per la verità anche la FPCGIL - ebbe a sostenere duri scontri con il Provveditore Acerra favorevole allo spostamento.
Nell’occasione, il Sindacato ebbe ad ottenere anche una opportuna e coincidente iniziativa a tutela della Città da parte del Sindaco Abramo, rimasto però inascoltato da parte del Sottosegretario alla Giustizia dell’epoca.
A sostegno, ove necessario, dell’ottima iniziativa del Presidente Bruno ma anche delle aspirazioni di crescita dei Cittadini di Lamezia, appare necessario evidenziare che il Provveditorato Regionale in questione svolge, con limitate unità operative, un’attività di carattere prettamente strategico mentre l’Istituto Penitenziario – a questo punto energicamente da rivendicare – ospitando centinaia di detenuti, anche perché soggetti a visite di parenti e figure professionali, poteva e può realmente costituire un contributo per le risorse economiche e sociali nell’importantissimo territorio della piana.
Un tavolo tecnico tra Amministrazione Provinciale e Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria, mirato al rispetto delle prerogative di rappresentanza istituzionale del Capoluogo di Regione ed al riconoscimento in favore di Lamezia Terme di riavere l’Istituto Penitenziario potrebbe costituire un importante svolta civile per superare, una volta per tutte, questo clima campanilistico che spesso i Governi degli ultimi anni utilizzano per giustificare il continuo abbandono al proprio destino del Mezzogiorno e della Calabria.